Tagli, Tagli e …….. ancora Tagli!!!!

La Legge di Stabilità, licenziata definitivamente dal Senato il 7 dicembre 2010, sancisce  la più forte contrazione  della spesa sociale degli ultimi anni con evidenti sperequazioni. Su tali scelte hanno pesato vari fattori quali la congiuntura economica internazionale, le pressioni rigoriste  dell’Unione Europea, il timore di una crisi di Governo.

Il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali (FNPS), istituito inizialmente dalla Legge 449/1997 e ridefinito dalla Legge 328/2000, dovrebbe essere la fonte nazionale di finanziamento specifico degli interventi di assistenza alle persone e alle famiglie, così come previsto dalla Legge quadro di riforma dell’assistenza (la Legge 328/2000, appunto).

Il Fondo, nelle intenzioni, va a finanziare un sistema articolato di Piani Sociali Regionali e Piani Sociali di Zona che descrivono, per ciascun territorio, una rete integrata di servizi alla persona rivolti all’inclusione dei soggetti in difficoltà, o comunque all’innalzamento del livello di qualità della vita. Questo significa che gran parte del Fondo dovrebbe essere destinato alle Regioni che a loro volta lo direzionano agli enti locali: su questi fininziamenti si basano molti dei servizi erogati alle persone con disabilità (assistenza diretta e indiretta, progetti di vita indipendente, situazioni di emergenza ecc.)

In realtà, fino al 2009, ciò non si è realizzato. Infatti, una parte significativa del Fondo veniva destinata all’INPS per il finanziamento degli “interventi costituenti diritti soggettivi” quali le agevolazioni ai genitori di persone con handicap grave (art. 33, Legge 104/1992), gli assegni ai nuclei familiari (art. 65, Legge 448/1998) gli assegni di maternità (art. 66, Legge 448/1998), le indennità a favore dei lavoratori affetti da talassemia  (art. 39, Legge 448/1998) ed altro.

La Legge 191/2009 (Finanziaria 2010) ha correttamente stabilito (all’art. 2, comma 103) che gli stanziamenti relativi ai diritti soggettivi che fino ad allora erano finanziati all’interno del Fondo per le Politiche Sociali, fossero “coperti” con specifici capitoli di spesa nello stato di previsione del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.

Pertanto, dallo scorso anno, ciò che è destinato al Fondo viene redistribuito fra Regioni, Comuni (in minima parte) e Ministero (in parte residuale).

Per il 2009, il finanziamento complessivo al Fondo per le Politiche Sociali è stato di circa 584 milioni (60 al Ministero, il resto alle Regioni). L’impegno per il 2010 scende ancora: 435 milioni complessivi da suddividere fra Regioni (380 milioni) e Ministero.

Nel “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013” alla voce “Fondo da ripartire per le Politiche Sociali” l’importo proposto per il 2011 è di 75 milioni di euro, 69 milioni per il 2012, 44 per il 2013.

Passando invece alla Legge di stabilità approvata, lo stanziamento esatto per il 2011 è indicato nella Tabella C: 73,8 milioni per il 2011. Questa è la cifra consolidata da tenere in considerazione. In sede di discussione ed approvazione della Legge, l’articolo 1, comma 38, ha previsto: “Per l’anno 2011, lo stanziamento del Fondo nazionale per le politiche sociali, di cui all’articolo 20, comma 8, della legge 8 novembre 2000, n. 328, è incrementato di 200 milioni di euro.”.

L’incremento ovviamente si riferisce alla Tabella C: la cifra finale che costituisce il Fondo per le Politiche Sociali è, conseguentemente, di 273,8 milioni per il 2011, 69 milioni per il 2012, 44 per il 2013.

Hanno subito tagli anche:

  • il Fondo per le politiche della famiglia (2010: 185,3 – 2011: 51,5);
  • il Fondo per le politiche giovanili (2010: 94,1 – 2011: 12,8);
  • il Fondo per l’infanzia e l’adolescenza (2010: 40 – 2011: 39,2);
  • il Fondo per il servizio civile (2010: 170,3 – 2011: 110,9).

Sorte ancora più grama tocca al al Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati, già privo di finanziamento dal 2009.

Ed infine viene azzerato il finanziamento del Fondo per la non autosufficienza, per il quale erano stati “strappati”, nel 2010, 400 milioni di euro.

Ancora una  volta saranno le persone più fragili e bisognose a pagare il conto!!!!


I bambini giocano alla guerra.
E' raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai pum e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
E' la guerra.

C'è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.

Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.

E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura


Bertold Brecht
Augusta 10 febbraio 1898
Berlino, 14 agosto 1956